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 Patrimonio storico-artistico a rischio
 Crollano mensole al Museo Nazionale
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Marcello Mottola
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191 Posts

Posted - 03 giugno 2011 :  12:39:46  Show Profile  Visit Marcello Mottola's Homepage  Send Marcello Mottola an AOL message  Click to see Marcello Mottola's MSN Messenger address
in frantumi due coppe di ossidiana di epoca tolemaica: danni incalcolabili!


Ridotte in mille pezzi, distrutte, cancellate: due preziose coppe di ossidiana di epoca tolemaica, sono crollate all’interno della vetrina che le custodiva nella sala dei mosaici del Museo archeologico nazionale.
In termini economici il danno è clamoroso (il professor Pappalardo ipotizza un valore di sei milioni di euro a coppa) ma è addirittura inestimabile la perdita per il mondo della cultura: i due pezzi provengono dall’Egitto e sono stati realizzati all’epoca di Alessandro Magno, erano stati acquistati da una agiatissima famiglia romana che viveva nella villa San Marco di Castellammare, dove sono state ritrovate nel 1954: l’ossidiana, materiale vetroso che si crea quando la lava incandescente incontra l’acqua del mare e solidifica con rapidità, è difficile da lavorare; solo grandi artisti egiziani riuscivano a creare capolavori che venivano venduti a prezzi molto elevati.



Le due coppe erano in mostra sopra una mensola di vetro all’interno di una vetrina. All’improvviso la mensola ha ceduto facendo cadere i reperti su un sottostante tavolino in mosaico. L’impatto è stato forte, le coppe sono andate in mille pezzi: alcuni minuscoli frammenti sono addirittura polverizzati, significa che quegli oggetti non potranno mai tornare al loro antico splendore, anche se il lavoro dei restauratori è partito immediatamente.
L’episodio risale a domenica scorsa ma è stato tenuto riservato nel tentativo di evitare le polemiche. Erano passate da poco le dieci del mattino e all’interno del museo, come accade spesso di domenica, c’erano molti visitatori. Anche la sala dei mosaici era affollata nel momento in cui, di schianto, la mensola ha ceduto e ha mandato in frantumi i reperti davanti agli occhi, attoniti, dei turisti. Nel museo in quel momento non era prevista la presenza di un responsabile, così dopo aver avvisato i vertici della struttura, i dipendenti si sono limitati a coprire la vetrina con un telo per evitare che gli altri visitatori potessero vedere lo scempio.
Le cause del grave episodio non sono state ancora accertate, probabilmente si tratta di una serie di eventi a catena che hanno generato il crollo. Il primo dei problemi riguarda i «sussulti» che riceve l’intero palazzo del Museo Nazionale: si tratta delle vibrazioni prodotte dal frequente passaggio dei bus turistici, dei camion, della metropolitana che cammina proprio sotto alla struttura. Ma le vibrazioni dei mezzi di trasporto, da sole, non avrebbero potuto produrre quel disastro (del resto nessun’altra delle decine di vetrine del museo ha subito problemi analoghi). Altre concause, quindi, potrebbero essere anche la maniera in cui è stata realizzata (o manutenuta) la vetrina e la solidità dei sostegni della mensola: una indagine interna, ad esempio, sta appurando se i perni che reggevano il vetro erano privi della copertura di gomma che funziona da antiscivolo ed evita l’usura di ferro e vetro. C’è anche l’ipotesi che si tratti banalmente del cedimento di una struttura già utilizzata in passato per altri scopi; alcuni sostengono che in quel momento nella sala ci fosse un gruppo di giovanissimi che potrebbe aver urtato il vetro, ma è impossibile avere certezze sui momenti del crollo perché la zona dove si trovavano le coppe non è coperta dal sistema di telesorveglianza interno.
Una sola certezza proviene dall’interno del museo: su quel che è accaduto non esistono colpe del personale che si trovava al lavoro al momento del crollo.
In attesa di chiarezza sulla dinamica dell’evento, e di certezze sui tempi e i modi del restauro, resta semplicemente una grande amarezza. Quando le coppe furono scoperte, nel 1954, il soprintendente Amedeo Maiuri fu avvisato e, «in meno di un’ora arrivò a Castellammare per prenderle in consegna», è scritto nel diario di quegli scavi. Promise che le avrebbe protette, custodite, valorizzate. Sono passati cinquantasette anni da qual giorno: qualcuno ha dimenticato la promessa di Maiuri, bisogna scoprire chi è stato.

Giovedì 02 Giugno 2011 - 11:33 Uhttp://www.ilmattino.it/articolo.php?id=151366
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