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Marcello Mottola
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Posted - 12 aprile 2011 :  21:38:43  Show Profile  Visit Marcello Mottola's Homepage  Send Marcello Mottola an AOL message  Click to see Marcello Mottola's MSN Messenger address
Il parco della tomba di Virgilio non è esente da abbandono e incuria che minacciano le sue testimonianze storico -archeologiche

NAPOLI - «Come tu guidasti il sommo Dante nei meandri dell’Inferno, guidaci nei meandri della vita con la luce della divina sapienza», firmato Morituri te salutant. E’ solo una delle tante lettere che giacciono abbandonate nel braciere della «tomba di Virgilio» nel piccolo parco di Piedigrotta, a Napoli, che ospita i sepolcri del grande poeta romano e di Giacomo Leopardi. Da tempo, infatti, i visitatori si rivolgono ai due sommi autori tramite lettere e foglietti, proprio come si fa con Babbo Natale o con i santi nelle chiese.

IL «CULTO» DI VIRGILIO - E’ vivo ancora, dunque, il rapporto dei napoletani con Virgilio, sorta di nume tutelare della città prima di San Gennaro, venerato e osannato anche nel medioevo come mago potente, virgineo e salvifico. Ce n’è anche per Leopardi che in vita, però, fu deriso dai partenopei fino al punto di essere chiamato «ranavuottolo» a causa del suo aspetto fisico non gradevole. Eppure oggi c’è chi scrive: «Grazie per averci guidato nella tua Recanati, caro Leopardi. Proteggici sempre».


DEVOZIONE E ABBANDONO - Al di là di questa singolare «devozione», il parco della tomba di Virgilio non è esente da abbandono e incuria che minacciano le sue testimonianze storico -archeologiche. Posizionato in un angolo un po’ nascosto della città, nei pressi della stazione di Mergellina, e tagliato fuori dai consueti itinerari del turismo culturale, il sito sta pagando le conseguenze del suo prolungato isolamento. Raggiungendo la cima della collinetta su cui si sviluppa il parco, dietro a un cancelletto sempre chiuso, si possono notare alcune epigrafi conservate (ammassate) in una sorta di deposito all’aperto. Grandi lastre di marmo spezzate, corrose dalla pioggia e dall’umido, su cui sono ancora evidenti delle scritte in latino semi nascoste da uno strato di muschio. Sembrano essere lì da anni. «Negli anni ’80 – spiega Mario De Cunzo, ex soprintendente ai beni artistici e architettonici di Napoli – alla cura del parco era riservata una maggiore attenzione. I controlli erano costanti, ogni giorno erano numerosi i visitatori e frequenti le gite delle scolaresche. Poi purtroppo il sito è stato un po’ dimenticato dai napoletani». Eppure si tratta di un luogo ricco di riferimenti storici e leggendari, legati alle radici profonde dell’antica Neapolis.

LA CRYPTA NEAPOLITANA - Radici profonde come la galleria della Crypta Neapolitana, che si apre a pochi passi dalla tomba di Virgilio. Scavata nel tufo in età augustea per collegare Mergellina con l’area flegrea, e purtroppo chiusa da decenni per restauro, secondo la tradizione fu realizzata dallo stesso poeta in una sola notte, grazie alle sue arti magiche. In realtà, pare che la caverna avesse semplici scopi militari. Ma per il popolo quegli oscuri antri divennero ben presto un simbolo materno, uterino. Petronio racconta che nel I secolo la cripta era consacrata a Priapo, dio della fertilità, in onore del quale di notte si svolgevano cerimonie propiziatorie e riti orgiastici che coinvolgevano vergini e spose infeconde. Pratiche probabilmente cominciate molto prima, nella città greca, e in qualche modo mutuate nei riti cristiani dei secoli successivi, quando le partorienti in cerca di buoni auspici rendevano omaggio alla «Madonna ai piedi della grotta», che indossava un talismano a forma di pantofola (‘o scarpunciello).

IL MITO DI LEOPARDI - In questo parco il mito e la magia albergano in ogni pietra, anche nel monumento che dovrebbe conservare i resti mortali di Giacomo Leopardi, traslati qui solo nel 1939. Alla scomparsa del poeta, un secolo prima, il suo fedele amico Antonio Ranieri insistette affinché la salma non fosse gettata in una fossa comune – come imponevano le severe norme igieniche a causa del colera che imperversava in città – ma inumata nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Quando questa fu chiusa, si pensò di spostarla nell’attuale dimora. «E ad aggiungere un tocco di mistero alla vicenda – commenta De Cunzo – pare ormai certo che i resti del recanatese non siano mai stati davvero trasportati nel sepolcro di Mergellina». Forse furono smarriti chissà dove e quando. Proprio come accadde alle spoglie di Virgilio. Altri arcani, altri misteri: ma quanti ancora ne custodisce il parco dei poeti?

Marco Molino11 aprile 2011
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/11-aprile-2011/caro-virgilio-aiutaci-proteggici-tu-lettere-poeta-mago-sua-tomba-190414673085.shtml
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