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Marianna Vitiello
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Posted - 22 ottobre 2010 : 17:10:22
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CENTRO STORICO - Nuovo serie di graffiti selvaggi sui monumenti della città Sarà contento questo fantomatico “Tonino” il cui nome è stato scritto l’altra notte sul muro esterno della la chiesa di San Pietro a Majella. Un gioiello, come la definisce il portavoce del comitato civico Santa Maria di Portosalvo, Antonio Pariante, che ha segnalato per primo questo ennesimo scempio, che tale resterà per mesi e mesi.«Mentre a Firenze,con una rimozione intimata dal Comune nei mesi scorsi la Soprintendenza, diretta da Cristina Acidini, ha avviato la cancellazione dei graffiti sotto il loggiato del Vasari sul lungarno, Napoli si risveglia invece con un nuovo autografo d’inciviltà» ha detto Pariante e con queste parole è partita la denuncia del Comitato contro un nuovo attacco che ha colpito un gioiello artistico e un pezzo di storia della città: la chiesa di San Pietro a Majella.

È bastata solo una notte per rovinare uno dei monumenti più importanti della città. Da qualche giorno sullo splendido tufo giallo della chiesa duecentesca, fatta costruire per volontà di Carlo II D’Angiò, campeggia una scritta a caratteri cubitali e di tre metri di lunghezza che “macchia” ed oltraggia uno dei prospetti più ricchi di valore storico-artistico del capoluogo partenopeo, inneggiante appunto a questo fantomatico Tonino.
«A differenza di Firenze -afferma Antonio Pariante del Comitato Portosalvo- i graffiti continuano a non essere al centro di nessun intervento da parte del Comune, della Sovrintendenza, della Regione. La città è ormai capitale del graffito selvaggio». Ad essere colpita stavolta è la facciata della chiesa adiacente all’omonimo conservatorio musicale. L’autore è sconosciuto e, come accade in questi casi, nessuno ha visto nulla. Eppure l’autografo lasciato come marchio sull’edificio di culto lascia poco spazio alle supposizioni: una scritta rossa e nera che inneggia alla liberazione di un certo “Tonino” con tanto di stella rossa al centro. «Questo graffito è l’ultimo di una lunghissima serie di atti vandalici -sostiene Marcello Mottola, laureato in Restauro alla Suor Orsola Benincasa ed autore della foto- Tempo fa la piazzetta antistante il sagrato della chiesa era diventata un campo di calcetto e lo spray era stato utilizzato per disegnare il campo, l’area di rigore e la porta!». «E non finisce qui -ribatte Antonio Pariante- durante la scorsa campagna elettorale proprio la facciata principale, quella d’ingresso alla chiesa, era stata oggetto di attacchinaggio da parte di alcuni esponenti politici candidati al consiglio regionale. Furono i volontari del Comitato, nell’ambito dell’iniziativa RipuliAMO Napoli, a provvedere a staccarli».
Ora anche questo monumento si va ad aggiungere alla lista di quelli rovinati dai graffitari. Il rammarico del Comitato viene sottolineato anche dal fatto che “è paradossale che nella città, in cui c’è l’unica Università del Mezzogiorno che qualifichi restauratori, l’amministrazione cittadina non utilizzi questi professionisti altamente specializzati per istituire.
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Edited by - Marianna Vitiello on 29 ottobre 2010 15:49:41 |
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Marianna Vitiello
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Posted - 24 ottobre 2010 : 11:44:13
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E intanto a Bologna Casini partecipa a pulitura graffiti. Quando vedremo i nostri leader regionali in iniziative come questa?
Bologna, 23 ott. - (Adnkronos) - "Una bella iniziativa perche' un po' di senso civico serve a tenere pulite le citta'". Cosi' il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, armato di pennello e pettorina d'ordinanza, ha partecipato stamattina a Bologna alla ripulitura di un muro in via Massarenti 22 imbrattato dai graffiti. Un intervento simbolico il suo, a sostegno della campagna 'Diamo una mano... alla nostra citta'' promossa dal quotidiano 'Il Resto del Carlino', Ascom, Comune di Bologna ed Emil Banca.
"Prima ancora di chiederci cosa possono fare il Comune, la Regione e la Provincia, forse e' meglio che cominciamo da noi a darci una mano" ha aggiunto Casini, parlando con i cronisti e specificando che l'iniziativa messa in campo sotto le Due Torri "ha un grande valore simbolico" perche' dimostra che "i cittadini possono in prima persona pulire la loro citta'".
Ad accompagnare Casini, il deputato dell'Udc Gian Luca Galletti, la consigliera regionale centrista Silvia Noe', ma anche il presidente di Ascom Enrico Postacchini, il presidente della Camera di Commercio Bruno Filetti e il subcommissario Matteo Piantedosi in rappresentanza di Palazzo D'Accursio. La giornata antigraffiti iniziata dal tratto di parete di uno degli edifici dell'ospedale Sant'Orsola proseguira' per tutta la mattina lungo via Masserenti con tappe al civico 58 e 93. |
Edited by - Marianna Vitiello on 24 ottobre 2010 11:44:50 |
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susy990
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Posted - 25 ottobre 2010 : 14:01:55
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La politica dovrebbe essere molto vicina al patrimonio artistico e culturale della propria città, ma in Italia come sappiamo si è troppo liberi di fare e credere diversamente, infatti il nostro paese è la prima nemica dell'arte, lo conferma il graffito di tonino alla chiesta di MAijella e non solo, anche l'indifferenza nei confronti dell'arte come medicina alternativa, insomma l'arte in generale non è un fattore così rilevante per gli "italiani" che ci governano. Il mio invito è di lavorare non sulle signole persone ma sull'estremismo politico che inducuce ad atti estremi e vandalici come questi.
"Non sono niente, non sarò mai niente,non posso volere di essere niente. a parte questo ho in me tutti i sogni del mondo." |
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Marianna Vitiello
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154 Posts |
Posted - 29 ottobre 2010 : 15:53:17
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GRAFFITARI ALL’ATTACCO LA DENUNCIA DEL COMITATO PORTOSALVO: DOPO IL GESÙ E SAN PIETRO ANCHE IL TRIBUNALE
Castel Capuano sfregiato da writers “innamorati”

L’ultimo “avvistamento” di scritte imbecilli che qualcuno aveva lasciato con lo spray e tanti cuoricini intorno, riguardava la chiesa di san Pietro a Majella. Ma in questo settore si possono annoverare monumenti del tipo del Gesù Nuovo, di Sant’Eligio o semplicemente le statue disseminate sul territorio cittadino.
A questi da ieri si deve aggiungere la vecchia a gloriosa sede de tribunale partenopeo, Castel Capuano. Ad evidenziare ancora una volta l’avvenuto scempio è stato Antonio Pariante, portavoce del comitato di salvaguardia cittadina di Portosalvo. «Il prestigioso edificio posto alla fine di via Tribunali, da ieri mattina, risulta infatti gravemente danneggiato da una violenta e sconnessa frase scritta con la vernice bianca che ne deturpa il glorioso ingresso sul lato destro - ha descritto - Questa brutta scoperta è stata fatta dall'esperto d'arte del Comitato di Portosalvo, Vincenzo Rizzo che per dimostrare la gravità e la proporzione del danno avvenuto a Castel Capuano si è ritratto in una fotografia ad altezza d'uomo davanti all'ingresso dello storico edificio». In questo modo ha reso evidente il danno fatto al monumento.
In questi giorni il ministero che ha l’egida sui monumenti sta pubblicizzando un manifesto dove un ragazzo indicando appunto una scritta dedicata ad una ragazza dice: “Ma quale amore?”. È un’espressione che a Napoli andrebbe benissimo e bisognerebbe chiedere ai tanti Mery, Tato, Tony o Sonia del caso che l’amore per la propria città e per quello che si ha vale molto di più di una scritta di presunto amore eterno. Forse qualcuno avrebbe dovuto insegnarglielo a tutte queste persone che oggi, invece, concepiscono il pubblico come altrui.
Anche la repressione aveva avuto, qualche tempo fa, un ruolo importantissimo. Sui writer c’era stato un giro di vite e la legge anti-graffitari aveva fatto il giro della nazione. Tra pro e contro aveva diviso il Paese. Fatto è che è finita nel dimenticatoio così come tutte le iniziative messe in atto per ripulire i monumenti dalle scritte.
(fonte il Roma giovedì 28 ottobre 2010 - articolo di Valeria Bellocchio) |
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Marianna Vitiello
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Posted - 29 ottobre 2010 : 16:02:32
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Castel Capuano, appello al ministro "No al degrado" Magistrati e avvocati in campo per salvare dall'abbandono la storica sede del tribunale
Il processo di degrado è appena iniziato, ma l’allarme sul futuro di Castel Capuano è già al livello massimo. Dopo il trasloco degli uffici del tribunale civile e quello di questi giorni della Corte d’Appello, il rischio-abbandono diventa reale: e chi è legato a quegli uffici è deciso a scongiurarlo. Sono soprattutto magistrati e avvocati (che lì dentro hanno vissuto lunghi anni di lavoro e studio) sulle barricate virtuali per la conservazione del luogo che non deve essere musealizzato ma può tentare di continuare a vivere accogliendo corsi, esami, lezioni e rimanendo sede delle cerimonie ufficiali oltre che del consiglio giudiziario. Però la svolta, quella vera, arriverà solo tramite la creazione di una Fondazione, che deve essere rapida perché il degrado incombe, e non è capace di aspettare i tempi della burocrazia. Per ora i segni del degrado sono limitati solo ad alcune zone del castello. Ma bastano quei primi, poderosi, colpi di maglio dell’incuria per far salire il magone. Le controsoffittature dell’ultimo piano si sono arrese alle infiltrazioni: la guaina che protegge il tetto è malridotta e ogni volta che piove sulla città, piove anche dentro gli uffici. Oggi quelle stanze sono vuote, lasciate in fretta e furia dopo che una parte della controsoffittatura (lo vedete nella fotografia di questa pagina) è venuta giù con un crollo più scenografico che pericoloso: primo segnale di cedimento che ha convinto il Comune a promettere un intervento rapido almeno per turare le falle che lasciano scorrere l’acqua. L’unica altra zona di profonda sofferenza è al primo piano, nel corridoio opposto all’area della Corte d’Appello. Gli stucchi dorati che ornavano quell’area erano in pericolo ed è stata costruita una immensa impalcatura che sale per sette-otto metri e arriva a lambire gli antichi e preziosi decori. Serve solo per tenerli al loro posto, in attesa di un progetto di restauro che prenderà il via quando partiranno le attività della Fondazione. Il resto del castello mostra altri modesti segni di abbandono: gli atavici vetri rotti che si individuano anche dalla strada e che rappresentano un eccellente varco d’accesso per i piccioni, qualche tramezzo con grosse crepe, un po’ d’immondizia accatastata nelle aree rimaste deserte negli ultimi tre anni. Però la sensazione di solitudine e disagio svanisce all’ingresso del salone dei busti: pavimento lucido, sedie ordinate, affreschi che sembrano più vivi ogni volta che si entra, e gli sguardi severi di marmo che sorvegliano il luogo. Anche la cappella della Sommaria, dove ogni giovedì mattina si celebra ancora la messa, è rimasta un vero gioiello. Il presidente della Corte d’Appello, Antonio Buonajuto, ha spiegato con forza, e a più riprese, che il trasloco dei suoi uffici (gli ultimi a passare nelle torri del centro direzionale) non coinciderà con la rovina del castello. Innanzitutto all’interno della struttura rimarranno gli uffici del consiglio giudiziario e una volta alla settimana ci sarà lo stesso presidente nel suo ufficio storico di Castel Capuano; poi verranno svolte le attività del Centro Studi che è trascinato dall’entusiasmo dell’avvocato Mario Ruberto. C’è, infine, un progetto per portare all’interno degli uffici e delle aule abbandonate, una serie di corsi di formazione riservati a tutti i protagonisti del mondo della magistratura, dai giudici agli avvocati al personale degli uffici. Il «movimento» di persone consentirà di tenere sotto controllo la struttura, evitarne il degrado legato all’abbandono. Però un intervento di sostanziale ristrutturazione potrà essere organizzato e realizzato solo quando il ministero darà il placet con la firma che autorizza la costituzione della Fondazione Castel Capuano. Solo in quel momento potrà scattare ufficialmente la costituzione della struttura che comprenderà Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio e qualunque altro soggetto, istituzionale o del mondo economico e produttivo della città, animato dalla voglia di impegnarsi per la rivitalizzazione della struttura. Il primo passo della Fondazione sarà la realizzazione di un progetto per la ristrutturazione dell’antico maniero: un lavoro che comprenderà anche la rimozione delle superfetazioni del dopoguerra che avevano dato più spazio agli uffici del tribunale ma reso irriconoscibile la parte superiore dell’edificio. Poi verrà il momento del reperimento e della gestione dei fondi che sarà inevitabilmente lungo e laborioso. La presenza della Fondazione, però, assicurerà attenzione e tutela al luogo simbolo della giustizia napoletana che continuerà, sempre, ad ospitare la cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario.
(Fonte: Il mattino 29/10/2010 - articolo di P. Barbuto) |
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