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Marcello Mottola
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Posted - 20 luglio 2010 : 18:42:24
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Parapetti crollati, pavimenti rimossi, soffitti in bilico: il monastero di Santa Chiara, praticamente non esiste più. Divorato dalla mancanza di fondi e dall’abbandono si sta accasciando giorno dopo giorno tra l’indifferenza generale. Dabbasso, nel chiostro ricco di fascino e storia, i turisti sciamano estasiati; nell’ala dove sono i francescani e in quella degli uffici della curia c’è profumo di pulito, e i muri sono dipinti di fresco; anche la chiesa è un gioiello. Solo un’ala della struttura è in degrado e abbandono, ed è proprio quella dove risiedevano le clarisse.

È esattamente il «monastero di Santa Chiara» che ha ispirato la celebre canzone e che adesso ispira rabbia e repulsione. La porta che conduce direttamente dentro alla desolazione, l’apre con un sorriso amaro frate Agostino, al secolo Antonio Esposito. Premette che dopo aver visto le meraviglie del chiostro sarà doloroso affrontare quello spettacolo, poi scosta l’uscio e fa strada: «L’edificio appartiene al Ministero dell’Interno, al Fondo edifici di culto, ma un decreto regio datato 1923 impone ai frati di badare alla gestione ordinaria e straordinaria del complesso di Santa Chiara - Frate Agostino allarga il braccio per mostrare la devastazione del monastero delle clarisse - come facciamo noi francescani a rimettere a posto tutto questo?». Fa strada verso la cella della madre badessa, Frate Agostino, e mostra il bel soffitto a cassonetti che sta letteralmente venendo giù. Ma quello spettacolo, probabilmente, è il meno desolante. Non c’è nulla di sano, nulla che abbia resistito a quel tornado di incuria, devastazione e lavori lasciati a metà, che ha aggredito la struttura fondata nel 1300. In alto, sopra la stanza della badessa, troneggia irridente un cartello di lavori in corso che è a sua volta un pezzo di storia: «Cassa per il Mezzogiorno, lavori di restauro del solaio di copertura dell’ala sovrastante il monumentale refettorio settecentesco di Santa Chiara». Quello, probabilmente, è stato l’ultimo intervento di ristrutturazione. I successivi sono stati solo di «recupero»: sul pavimento del refettorio, infatti, sono sistemati in bell’ordine i pezzi spaccati delle balaustre di piperno crollate: sono finemente lavorati e ricoperti di un consistente strato di guano, perché lì dentro ormai vivono solo i piccioni. Avventurarsi oltre il refettorio richiede un pizzico di coraggio e spirito d’avventura. Le scale sono a un passo dal crollo e tremano visibilmente ad ogni passo: visibilmente non è un modo di dire, significa proprio che sobbalzano e si muovono su e giù a vista d’occhio. Le balaustre che dovevano proteggere i finestroni sono quelle esposte nel refettorio, quindi non sono al loro posto ed ogni apertura promette un salto nel vuoto a chi si distrae. Ogni camera nasconde un odioso segreto: da un lato pezzi igienici dei bagni, spaccati e lasciati in mezzo alla stanza, dall’altro un cumulo di detriti accatastato sotto una antica nicchia; in un vano montagne di pezzi di legno istoriati presi chissà da dove, in un altro brandelli di soffitto che penzolano sopra la testa. In mezzo a questo caos dov’è il monastero di Santa Chiara? Semplicemente non c’è più. Non esiste. «Invece noi confidiamo nella provvidenza e siamo fiduciosi - sorride frate Agostino - non ci interessano le polemiche. Non badiamo ai motivi per i quali questo luogo si è ridotto in questo stato. Piuttosto lanciamo un appello. Chiunque abbia a cuore questo posto può farsi avanti e darci una mano. Naturalmente pensiamo anche e soprattutto ai privati che hanno voglia di investire». Davanti al frate che mostra il disastro ci sono i vigili del Nucleo Beni Culturali. Si erano presentati al monastero per verificare che recenti lavori di ristrutturazione fossero in regola, si sono trovati al cospetto di quella devastazione: gli agenti Massimo De Luca e Felice Setola, al comando del tenente Filomena Vicario, hanno osservato il dramma, scattato foto e preso appunti. Non rientra nei compiti di un vigile raccogliere l’appello di un frate, ma tutti e tre hanno ascoltato con interesse e passione; e hanno promesso che contribuiranno a lanciare l’allarme. Come vigili non possono fare molto, come cittadini possono indignarsi e diffondere la notizia: il monastero di Santa Chiara sta scomparendo, bisogna fare in fretta.
Il Mattino - 18/07/2010 di Paolo Barbuto
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Edited by - Marcello Mottola on 20 luglio 2010 18:51:34 |
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Marcello Mottola
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Posted - 20 luglio 2010 : 18:44:00
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SANTA CHIARA CROLLA. INTERVIENE PANSA : "SONO SGOMENTO"

Ha scoperto con dolore la situazione del monastero di Santa Chiara: il prefetto Alessandro Pansa ieri ha letto l’inchiesta esclusiva del Mattino e ha guardato le foto che mostravano il degrado della antica struttura, e ha deciso di muoversi con rapidità: «Domattina (oggi per chi legge n.d.r.) contatterò l’ufficio centrale di Roma del Fondo Edifici di Culto per chiedere un intervento urgente». Nella gestione del complesso di Santa Chiara la prefettura ha un ruolo centrale. Anche quel luogo, come tante altre chiese napoletane, rientra nei beni che sono affidati alla gestione dello Stato tramite una struttura specifica, il Fondo Edifici di Culto, che a livello provinciale fa capo alla prefettura. Se, quindi, c’è una situazione di degrado dentro al monastero di Santa Chiara, è proprio il prefetto il primo a doverne essere informato e ad organizzare verifiche e controlli: «Quando ho visto quelle fotografie sono rimasto sgomento. Non immaginavo che l’ala un tempo appartenuta alle monache clarisse, all’interno del complesso di Santa Chiara, fosse così malridotta. Ritengo che sia opportuno un approfondimento». È per questo motivo che stamattina il prefetto Pansa si metterà in contatto con gli uffici del Fec di Roma anche se «Sono certo che mi diranno che un funzionario è già partito per Napoli. Anche loro avranno letto e si saranno attivati», spiega il Prefetto. Le procedure per ogni intervento sono rapide. Dopo un breve controllo sui luoghi viene convocata una riunione per decidere gli eventuali lavori che vengono generalmente affidati alle Soprintendenze locali. Sulla specifica vicenda, però, il prefetto Pansa preferisce non sbilanciarsi: «Non abbiamo ancora fatto nemmeno il sopralluogo, non pretendete che già dica se, come e quando si interverrà». La situazione del monastero di Santa Chiara è decisamente preoccupante, come vedete dalle foto pubblicate in questa pagina e come sa chi ha letto il nostro giornale ieri mattina. Lo stato di degrado avvolge una sola ala del complesso monastico gestito dai frati francescani: si tratta esattamente del luogo dove, dal 1300 e fino agli inizi del ’900, sono state ospitate le suore di clausura dell’ordine delle Clarisse. Insomma proprio il «Monastero di Santa Chiara» reso famoso dalla celebre canzone. Il chiostro è splendidamente tenuto, la chiesa si presenta in tutta la sua magnificenza; anche l’ala del complesso dove risiedono i frati e dove c’è la sede della Curia è tenuta in maniera perfetta. La parte della struttura dove c’erano le cellette delle monache e dove si riunivano nell’immensa sala refettorio, invece, è nello stato di più completo abbandono. Nel dopoguerra le monache vennero spostate in un altro edificio adiacente e la struttura trasformata in sede del «pontificio istituto superiore di scienze e lettere», poi la scuola fu abbandonata e il luogo aggredito dal degrado. Ci sono segni di lavori di ristrutturazione iniziati e lasciati a metà. Il soffitto del refettorio che venne lesionato dal bombardamento del ’43 che colpì e distrusse la chiesa, è stato rimesso in sesto nel passato. Ma il resto della struttura è cadente. Solai pericolanti, scale pronte a crollare, finanche il soffitto a cassettoni della stanza della badessa, che ha resistito ai secoli e alle guerre, sta a poco a poco venendo giù. Frate Agostino, il francescano che gestisce il complesso con il ruolo di «procuratore», ha chiesto un intervento rapido per salvare l’antica ala del monastero di Santa Chiara: «Anche i privati possono farsi avanti per darci una mano. Noi speriamo che la città voglia sostenerci per recuperare un pezzo della storia di questo complesso e di tutta Napoli».
Il Mattino - 19/07/2010 di Paolo Barbuto
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Edited by - Marcello Mottola on 20 luglio 2010 18:52:53 |
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Marcello Mottola
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Posted - 20 luglio 2010 : 18:45:06
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ALLARME CROLLI. TASK FORCE PER SANTA CHIARA

È già partita l’operazione di salvataggio del monastero di Santa Chiara che è abbandonato e a rischio crollo. Al ministero dell’Interno, proprietario della struttura, era scattato l’allarme già nei mesi scorsi ed erano stati attivati contatti con Confindustria per la realizzazione di un intervento di restauro. Ieri dirigenti della prefettura e tecnici della soprintendenza sono stati a Santa Chiara per una verifica alla struttura. Dopo la denuncia del nostro giornale sullo stato di abbandono e degrado dell’antico monastero che ha ispirato la celebre canzone, e sui pericoli legati alla possibilità di cedimento della struttura, è stato il prefetto Alessandro Pansa a chiedere il sopralluogo dal quale, fortunatamente, non sono emersi ulteriori elementi di pericolo. La denuncia sul pericolo imminente che correva l’ala delle clarisse del complesso di Santa Chiara era stata lanciata dal procuratore del monastero, frate Agostino, al secolo Antonio Esposito. Aveva mostrato l’area dove per secoli hanno vissuto le monache di clausura e aveva chiesto un sostegno per la ristrutturazione di quello storico luogo ridotto a un cumulo di macerie. Il monastero di Santa Chiara appartiene al Fec, il Fondo per gli Edifici di Culto che fa capo al ministero dell’Interno. Esiste un decreto regio del 1923 che impone ai frati di provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, quindi anche gli eventuali lavori per rimettere in sesto l’ala degradata del monastero dovrebbero essere a carico dei monaci: «Ma noi non riusciremo mai a trovare i fondi per un lavoro così imponente», ha detto frate Agostino l’altro giorno. Lo aveva detto anche ai responsabili del ministero dell’Interno un paio di mesi fa. Così proprio il ministero si era messo in movimento per cercare una soluzione: «C’è stato un contatto con Confindustria, in particolare con Confcultura - ha precisato ieri il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa - e probabilmente si arriverà a una soluzione». Il Fondo Edifici di Culto, in sede provinciale, è sotto il controllo delle prefetture, per questo motivo, dopo aver letto la denuncia del nostro giornale, il Prefetto di Napoli ha immediatamente contattato Roma per avere un quadro completo della vicenda: «Il ministero aveva effettuato una verifica a Santa Chiara e già da qualche tempo aveva chiesto ai frati di provvedere al recupero di quell’area. Dopo una serie di solleciti i frati hanno spiegato che non riuscivano a coprire i costi dell’intervento che ammontano a svariati milioni di euro. Così c’è stato il contatto con Confindustria nel tentativo di risolvere la questione». Gli accordi per la gestione del monastero di Santa Chiara non consentono, infatti, al Fec di intervenire direttamente. Non potrebbero essere giustificati stanziamenti in favore di una struttura alla quale, secondo le norme devono pensare i frati. Così è stata cercata una soluzione alternativa che sembra indirizzata verso una conclusione positiva. Gli interventi, però, dovranno essere urgenti. La visita che abbiamo effettuato venerdì scorso alla struttura, ci ha consentito di verificare di persona lo stato di assoluto degrado del monastero. Le fotografie che abbiamo mostrato nei giorni scorsi assieme a quelle che anche oggi vedete in questa pagina, raccontano meglio di ogni parola le condizioni in cui si trova il monastero di Santa Chiara: ospita cumuli di macerie, non ha più finestre a proteggerlo, è aggredito dalle infiltrazioni e dall’incuria. Anche i rari luoghi che hanno conservato i segni dell’antica storia, come la camera della badessa, sono malridotti e cadenti. I frati hanno lanciato l’allarme. Il ministero dell’Interno l’aveva già raccolto. Il piano di salvataggio è affidato a Confindustria.
Il Mattino - 20/07/2010 di Paolo Barbuto
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Edited by - Marcello Mottola on 20 luglio 2010 18:49:59 |
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Marcello Mottola
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191 Posts |
Posted - 03 settembre 2010 : 23:23:37
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Centro di Milano, luglio inoltrato, caldo torrido. Tre napoletani-campani che vivono all’ombra del Duomo condividono il loro disagio al tavolo di un bar: hanno appena scoperto leggendo il Mattino che il monastero di Santa Chiara è travolto dal degrado ed è a rischio crollo. Si chiedono perché Napoli non fa nulla per preservare i suoi tesori, e perché certe cose bisogna scoprirle solo attraverso un’inchiesta giornalistica. Decidono che la prima ciambella di salvataggio al luogo-Simbolo di Napoli, sarà lanciata da Milano, e si mettono al lavoro per raccogliere i fondi per la ristrutturazione. Non si tratta di tre campani qualunque: al tavolo del bar in centro a Milano ci sono Gennaro D’Avanzo direttore del teatro San Babila, irpino, Edmondo Capecelatro vicequestore e autore di libri e testi per il teatro, napoletano, e l’avvocato Luigi Raucci, casertano di Marcianise. La macchina dell’organizzazione scatta in quel momento ed ora è perfettamente rodata: «Il 25 settembre al teatro San Babila si svolgerà una manifestazione per raccogliere i fondi da destinare a Santa Chiara», dice con orgoglio Capecelatro. La serata del primo sabato d’autunno vedrà sul palco artisti milanesi e napoletani uniti dall’amore per la nostra città e dalla voglia di vedere rinascere il monastero di Santa Chiara. I primi a garantire la loro presenza sono stati i comici Gaspare e Zuzzurro, subito hanno aderito alla richiesta del direttore del San Babila anche Gino Rivieccio e Carlo Giuffrè. Devono ancora dare una risposta definitiva Teo Teocoli, Mariano Rigillo e Nino D’Angelo. L’intera struttura del San Babila è scesa in campo per l’organizzazione della serata in favore di Santa Chiara: l’ufficio abbonamenti ha invitato tutti gli storici frequentatori del teatro a partecipare all’evento, l’ufficio stampa sta diramando comunicati. I primi inviti sono stati spediti ai sindaci, ai governatori e ai presidenti di Provincia di Napoli e Milano: «Non sappiamo se verranno, però sarebbe bello vederli uniti in una serata per tutelare un luogo come Santa Chiara che non appartiene solo a Napoli ma a tutta l’Italia, a tutto il mondo», spiega Capecelatro al telefono. La serata ha già trovato anche uno sponsor, la pizzeria Trianon che ha aperto da qualche settimana la filiale milanese e non ha esitato a dare il proprio contributo sotto forma di buffet in stile napoletano. Quando don Felice, il priore di Santa Chiara, ha ricevuto la lettera con la proposta dei napoletani di Milano, è rimasto di sasso, ha scritto una bella lettera di ringraziamento e ha raccontato l’entusiasmo dell’intera comunità di Santa Chiara. Il costo del biglietto è fissato in 30 euro: «Non pensiamo di raccogliere fondi utili al totale restauro del monastero - dicono sorridendo gli organizzatori - però vogliamo dare il nostro contributo che, unito a quello di tanti altri, potrà restituire dignità al monastero devastato».
Il Mattino - 103/09/2010 di Paolo Barbuto
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