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 Storia di S.Giovanni a Teduccio,Barra e Ponticelli
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barocco1979
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Posted - 17 gennaio 2011 :  17:54:45  Show Profile
SAN GIOVANNI-Non molto lontano dalle mura della città,oltre l'ormai scomparso fiume Sebeto, che sfociava all'altezza dell'attuale Ponte della Maddalena,(intorno ad una torre costiera) comunciò a costituirsi il casale di San Giovanni a Teduccio:case sparse, divise in più agglomerati, che man mano si aggregano, avendo come punto di riferimento la Chiesa di San Giovanni Maggiore. Notizia certa del casale si ha nell'elenco (Cedolare Angioino) del 1268, cioè la lista dei casali che dovevano pagare le imposte alla corte regia. Durante la dominazione aragonese il territorio di San Giovanni passò sotto la signoria di Antonio Beccadelli "Il Panormita", poeta "letterato e storiografo che fu segretario di Alfonso d'Aragona". L'abitato di San Giovanni si svilupa in parte lungo il mare, come è evidente dal percorso della strada principale, il Corso San Giovanni, parallelo alla spiaggia. Borgo di marinai e di pescatori; da non sottovalutare però l'attività delle taverne che vi si addensavano. Coloro che portavano in città i prodotti dell'agricoltura o altre merci, se trovavano chiuse le porte di Napoli per l'ora tarda, erano costretti a sostare nelle taverne fuori le mura. Nel 1813 San Giovanni è Comune autonomo. Con i Borbone il tratto viario che conduce alla residenza reale di Portici e ad Ercolano viene valorizzato; ad imitazione della corte, la nobiltà napoletana costruisce le proprie residenze estive lungo la strada che verrà detta "Il miglio d'oro". San Giovanni è il tratto iniziale del "Miglio d'oro": numerose le ville settecentesche ed ottocentesche visibili lungo il Corso San Giovanni. Nel 1926 il territorio del Comune di San Giovanni viene aggregato alla città di Napoli. Già in precedenza, con la legge speciale del 1904, la zona orientale della città era stata destinata allo sviluppo industriale. San Giovanni vede nascere sul suo territorio molti insediamenti industriali (nel settore metalmeccanico) che attualmente risentono della crisi del settore. Il settore di San Giovanni, come quello di Bagnoli, dalle fine dell'Ottocento fino agli anni'50 ha accolto nei suoi bagni "la popolazione napoletana".
BARRA-Nata nel XIII secolo come piccolo agglomerato, fusosi poi con quello limitrofo e più antico di "Sirinum", tra il XV ed il XVI secolo Barra assumerà la fisionomia di casale di Napoli. Con la fusione dei due insediamenti e con la crescita dell'influenza ecclesiastica e nobiliare si incrementa la costruzione di chiese e ville, che si sviluppano in gran parte intorno all'asse dell'attuale Corso Sirena. Nel Settecento, invece, e fino all'Ottocento, le ville si svilupperanno anche sul territorio. Tra gli edifici religiosi più antichi sono da menzionare la chiesa ed il convento della Madonna delle Grazie e la chiesa e il convento dedicati a Santa Maria della Sanità. Tra le ville seicentesche, vanno menzionate la Villa Amalia sull'attuale Via G.B. Vela; la Villa Filomena tra Via Bisignano e Corso Sirena; la Villa Roomer (Bisignano) sul Corso Sirena. Al Settecento risalgono la Villa Pignatelli di Monteleone (Corso Sirena); la Villa Spinelli posta all'incrocio di Corso Sirena con Via G.B.Vela e la Villa De Gregorio su Via Pricipe di Sannicandro. Nei primi anni del nostro secolo si avvierà la trasformazione di Barra da borgo rurale a periferia della città. Nel 1925 Barra verrà aggregata al territorio comunale di Napoli. Dal secondo dopoguerra in poi, con l'espansione dell'edilizia popolare, la realizzazione di reti varie e lo sviluppo dell'area industriale, Barra assumerà l'attuale connotazione di quarrtiere periferico.
PONTICELLI-I primi insediamenti sul territorio di Ponticelli risalgono all'epoca Fenicia (VIII sec.a.C); altre testimonianze archeologiche, più tarde, che risalgono al IV sec.a.C, le hanno fornite i reperti archeologici recuperati nel 1922 (III tombe) e nel 1946 (2 tombe). Ponticelli sorse tra la piana del Sebeto e le prime pendici del Vesuvio; suddetti ritrovamenti testimoniano il movimento di saldatura tra la città ed il territorio fino alla formazione, nei secoli successivi, dell'"Ager Neapolitanus", del quale farà parte l'intera valle del Sebeto. Successivamente la vitalità del centro è testimoniata dall'attività di alcune ville-aziende romane, che continuò ininterrotta nonostante il terremoto del 62 d.C. e l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., dal II sec.a.C fino al VI sec.d.C.. Nel periodo del Ducato molti monasteri napoletani erano padroni di buona parte di quelle terre ed i contadini lavorarono sodo per mettere ordine in quelle camapagne fin troppo ricche di acqua. Ciò avvenne a Tertium-Terzo, nel 917, a Porclanum-Porchiano nel 994 e a Ponticellum-Ponticelli nel 1031. Di questi tre casali Ponticelli (che, a dir la verità si chiamò Ponticello fino all'inizio dell'Ottocento) era il più piccolo e col passare dei secoli, favorito dalla sua posizione sul dolce declivio vesuviano, ne inglobò altri, minori e maggiori. Ai primi del XVI secolo si dotò della chiesa di Santa Maria della Neve (arricchitasi della bella statua della Vergine e delle due pale a fondo dorato) e di due altre cappelle rurali che, insieme, delimitavano l'Universitas ovvero il territorio comunale. Il '700 fu un periodo di luce per Ponticelli. Le due antiche confraternite si imposero con l'edificazione di due Congreghe; la cinquecentesca architettura parrocchiale si trasformò in una più armoniosa basilica arricchita di nuovi marmi e di molte statue lignee. Molti cortili si fregiarono di decorazioni barocche e di belle opere maiolicate. L'assetto urbanistico, intatto per oltre tre secoli, conobbe una sua profonda trasformazione nella seconda metà del XIX secolo. A nord e a sud dell'antica strada della chiesa, oggi Corso Ferrovia, si aprono due nuove strade: era il moderno che invadeva l'antico. La vecchia Casa Comunale nel 1875 lasciò il posto ad una nuova, classicheggiante, distrutta nel 1971. L'attività della classe politica ponticellese, attivissima e battagliera, durante tutto l'Ottocento, e nel primo ventennio di questo secolo, praticamente si interruppe per decreto governativo. Il 21 Dicembre 1925 si insediò l'Amministrazione Straordinaria del Commissario Filoteo Lozzi e il 12 Dicembre 1926 si consumò l'ultimo verbale di Giunta. Ebbe inizio così l'epoca della periferia, tra abbandoni, edilizia popolare e ricostruzione post-terremoto. Si è ingenerata una elefantiaca evoluzione con la distruzione di vaste zone di campagna, devastata anche da una edilizia privata aggressiva e disordinata. La popolazione è passata dalle 20.000 unità di allora alle odierne 300.000 ( la popolazione di un capoluogo come Salerno, e corrispondente alla metà della popolazione della zona orientale di Napoli, ovvero 600.000). Nello stesso tempo Ponticelli si è arricchita di molte strutture religiose,scolastiche, ambientali e sportive. Si vanno moltiplicando le iniziative perchè questa periferia possa aprire tutte le sue potenzialità ad una visione e ad una fruizione più ampie di quelle attuali.

Massimiliano Piccenna
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