Marianna Vitiello
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Posted - 17 aprile 2012 : 20:53:48
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Se lo aspettavano tutti e alla fine è arrivato: l’emendamento bipartisan al Milleproroghe per la sanatoria sulle affissioni abusive è stato presentato anche quest’anno. E’ dal 1996 che la storia si ripete. In periodo elettorale i partiti tappezzano la città con i faccioni sorridenti dei loro candidati senza rispettare gli spazi concordati, dando vita a ciò che è stato ribattezzato “attacchinaggio selvaggio”. I vigili accertano le violazioni ed emettono le sanzioni. Poi i partiti richiedono il condono e alla fine nessuno paga. I Radicali hanno stimato tra gli 80 e i 100 milioni l’anno l’importo coperto dalla sanatoria, per un totale di 1,2 miliardi (che arrivano a 1,7 considerando anche le elezioni comunali) risparmiati dai partiti in sedici anni. Il malcostume è diffuso da nord a sud, anche se ogni città ha le sue peculiarità. Un furto fatto dai partiti alla collettività. Ecco come si presenta la situazione in cinque grandi capoluoghi italiani.
ROMA Nella capitale tra elezioni politiche ed amministrative, cortei e manifestazioni la frequenza di ricambio dei poster è giornaliera. «Il 99 per cento delle affissioni abusive è collegata alla politica», racconta Giovanni Celentano, amministratore della società pubblicitaria Clear Channel, azienda che ha la concessione legale di molti dei cartelloni presi di mira dai politici. Il perché lo spiega Alessandro Marchetti, segretario generale di Roma del Sulpm (Sindacato unitario lavoratori polizia municipale): «La polizia locale deve risalire a chi ha attaccato i manifesti perché è a questo soggetto che va fatta la multa. Nel caso non siano manifesti commerciali ma politici, la storia è semplice: se non sono colti sul fatto basta che i partiti dichiarino “i manifesti stavano in sede, non sappiamo chi li abbia messi” e la multa viene annullata». Se invece vengono colti sul fatto «la multa viene fatta» continua Marchetti «e in teoria sono obbligati a pagare. Finché non arriva il condono».
Per cercare di evitare le sanzioni esistono tecniche ormai consolidate: si fa stampare in tipografie di fiducia un enorme numero di manifesti e, immediatamente, se ne denuncia il furto. In questo modo, se i vigili dovessero contestare l’affissione abusiva, ci si potrebbe sempre appellare al fatto di aver subito un furto. Il vantaggio di affidarsi all’attacchinaggio abusivo è anche economico.
Per ogni manifesto attaccato, gli incaricati guadagnano 30 o 40 centesimi di euro, quasi sempre in nero: «Una campagna di 14 giorni costerebbe all’incirca qualche migliaio di euro se fatta legalmente», stima Celentano. Chi fa le cose in modo onesto poi rischia di buttare i soldi: «L’attore Roberto D’Alessandro» racconta Antonello De Pierro, presidente del movimento L’Italia dei Diritti «mi ha mandato una segnalazione perché l’annuncio di un incontro con Bersani copriva gli spazi del suo spettacolo. Ora chi gli ripaga il danno?». C’è di più: non solo le sanzioni non vengono pagate, ma spesso il Comune ormai non richiede nemmeno il pagamento delle tariffe. «A Roma» spiegaMario Staderini, segretario dei Radicali «tutti gli spazi di servizio pubblico affissioni (riconoscibili perché recano impressa la scritta SPQR), sono stati completamente abbandonati e vengono gestiti autonomamente dai vari soggetti, in piena anarchia».
MILANO Nella patria italiana della comunicazione, anche l’affissione abusiva diventa un business, alla luce del sole. Basta sfogliare il volantino di una nota agenzia di marketing elettorale per trovare un annuncio, alquanto esplicito: “Affissioni killer”. Di cosa si tratta? «Nel periodo più caldo di una campagna elettorale», riporta la brochure «può essere utile una strategia molto aggressiva, che punta sulla quantità delle affissioni utilizzando anche spazi non disponibili». Quello che si nasconde dietro l’espressione “spazi non disponibili” non serve nemmeno spiegarlo, nel migliore dei casi sono quelli destinati agli altri partiti «altrimenti possono essere muri, cartelloni, bidoni o altro», racconta Marco Cappato, consigliere comunale radicale a Milano. Ma il meglio deve ancora venire. «Sebbene questa pratica sia soggetta a contravvenzione», continua il flyer «l’efficacia della comunicazione così ottenuta supera di gran lunga il valore dell’ammenda». Soprattutto se si pensa che le sanzioni nella sola Milano, con l’ultima tornata elettorale, hanno superato i 6 milioni di euro. In testa alla lista dei più multati il centrista Manfredi Palmeri, ex presidente del consiglio comunale nella Giunta Moratti, con 584 mila euro. Seguono l’attuale sindaco Giuliano Pisapia con 417 mila euro e, distanziata, con poco più di 70 mila euro, l’ex sindaco Letizia Moratti. «Le cifre sono del tutto indicative» dichiara Antonello De Pierro, presidente dell’associazione Italia dei Diritti, «perché spesso è difficile risalire ai veri committenti dei manifesti: si usano società intestate a prestanome e se non si viene colti in flagranza non è facile risalire a chi ha commesso l’abuso». Ma fare le cose in modo legale si può: «Noi abbiamo speso in tutto 350 euro per i nostri manifesti a Milano» spiega il Movimento 5 Stelle «tutti attaccati da nostri volontari, solo negli spazi a noi ufficialmente concessi. Non ci è arrivata nessuna multa». Lo stesso vale per i Radicali: «Il problema è che a causa dell’illegalità degli altri» conclude Cappato «usando solo gli spazi appositi in poche ore i manifesti vengono ricoperti da quelli abusivi. E lo sforzo diventa vano».
TORINO «Lo fanno tutti». Così si giustifica il personale della Federazione della Sinistra ripreso da alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle mentre attacca dei cartelloni abusivi. E il bello è che, a modo suo, ha ragione. Occupare gli spazi destinati agli altri partiti, attaccare manifesti sopra altri manifesti non è permesso, ma è tollerato, spiega Vittorio Bertolaconsigliere comunale a Torino per il Movimento 5 Stelle: «Oggi governo io, domani tu e nessuno rompe le scatole agli altri. Gli abusi avvengono così alla luce del sole che riceviamo spesso offerte di cooperative o singoli che ci propongono pacchetti di attacchinaggio ripetuto. Non c’è nessun metodo alternativo per avere visibilità se non passare più frequentemente degli altri e fregarsene dell’assegnazione degli spazi». In effetti nell’elenco delle irregolarità accertate dalla Polizia municipale di Torino compaiono proprio tutti i partiti: exploit del Pdl con 236 violazioni rilevate, seguiti dai Moderati con 163 e dal Pd con 77. Contando anche i minori si arriva a più di 700. «Le sanzioni vanno da 206,58 a 1549,37 euro» spiega Piero Primucci, segretario generale del Sulpm per il Piemonte «possiamo stimare una media di 400-500 euro ciascuna». Quindi oltre 300 mila euro. «I partiti non si curano di chi e come svolge il lavoro» continua Piero Primucci «perlopiù è bassa manovalanza pagata male, studenti o extracomunitari che devono sbarcare il lunario. Dall’alto danno solo l’input: andate e disseminate».
NAPOLI «Una striscia adesiva con su scritto “Questo manifesto è abusivo” così a Napoli si segnalano quelli attaccati fuori dagli spazi preposti. Poster su poster, tanto per aumentare l’inquinamento grafico». A parlare è Antonio Pariante, presidente del Comitato di Portosalvo che da anni si batte contro il degrado del centro storico partenopeo. Pare che qui l’anarchia sia completa, non solo in periodo di elezioni e non solo negli spazi consentiti dal Comune. «Quello degli spazi è il problema minore» spiega Pariante, «per noi sarebbe già una vittoria riuscire a tenere pulite la chiesa dei Gerolomini e l’ex conservatorio dei Poveri di Gesù, due luoghi simbolo dell’attacchinaggio selvaggio».
Ma la particolarità di Napoli non finisce qui. In città vige la regola dell’esclusività. «Dalle nostre parti questo tipo di attività non sfugge alle associazioni criminali» continua Pariante «che contattano il personaggio che ha bisogno di pubblicità e gli garantiscono il presidio di un luogo e dei cartelli che vi sono affissi. Per questo quando si entra in un quartiere spesso c’è il manifesto di un solo gruppo o personaggio». Una connivenza che rende difficile combattere l’abuso: «E’ un classico esempio di come il malcostume sia causa ed effetto di sé stesso» spiega Tiziano De Simone del Movimento 5 Stelle di Napoli «i partiti con la loro condotta sciagurata appoggiano la criminalità sia pure in questa forma in apparenza “blanda” e di conseguenza non possono svolgere un ruolo di controllo».
BOLOGNA «Dopo le ultime elezioni sono andato dal Prefetto per denunciare la situazione di illegalità che gira intorno al problema delle affissioni abusive. La sua risposta però è stata chiara: mi ha consigliato di lasciar perdere». Anche Bologna ha i suoi problemi di attacchinaggio elettorale, come spiega il consigliere del Movimento 5 Stelle locale,Giovanni Favia. Nella città “rossa” per antonomasia, le multe hanno invece tutti i colori: sono 106 i verbali per il candidato leghista del centrodestra, Manes Bernardini; 14 per quello del centrosinistra, Virginio Merola (ora sindaco) e 15 per il candidato della lista “Bologna capitale”, Daniele Corticelli.
«Il fenomeno qui è sicuramente più limitato che in altre città» spiega Antonello De Pierro, dell’Italia dei Diritti «ma comunque presente». E soprattutto sottostimato, almeno secondo Favia: «Le poco più di cento sanzioni comminate copriranno sì e no un decimo dell’abuso reale. Noi abbiamo cercato di monitorare la situazione durante l’ultima campagna per le amministrative e i cartelloni abusivi arrivavano almeno a un migliaio». Questo perché la polizia municipale, che deve fare i controlli, «non ha un corpo speciale dedicato ma si muove con gli suoi uomini in servizio, in base alle segnalazioni delle amministrazioni e dei cittadini» dichiara Marco Assirelli, segretario generale vicario del Sulpm «togliendo così forze al lavoro di controllo del territorio». |
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