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 Archeologia in Campania
 La mostra che non vedremo mai
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Marcello Mottola
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Posted - 04 febbraio 2009 :  18:54:58  Show Profile  Visit Marcello Mottola's Homepage  Send Marcello Mottola an AOL message  Click to see Marcello Mottola's MSN Messenger address
Lusso e decandenza nel golfo di Napoli,
a Monaco la mostra che non vedremo

Ultima tappa in Germania dei reperti dell'Archeologico
Ricostruito il «Caldarium» che non si vede dal 1932

(fonte corriere del mezzogiorno - 3 febbraio 09)


NAPOLI - Si inaugura venerdì a Monaco di Baviera la mostra Luxus un dekadenz (Lusso e Decadenza) ultima tappa di una importante mostra che a Napoli, nonostante le promesse fatte quando venne inaugurata in germania nel luglio del 2007, noi napoletani non vedremo.


I reperti che sono stati esposti in varie città della Germania ed hanno effettuato una tappa in Olanda. La mostra che si inaugura a Monaco di Baviera racconta la «dolce vita» sul Golfo di Napoli in età romana («A Baia una donna arriva come una Penelope e ne riparte come un’Elena» ironizzava il poeta Marziale), uno status simbol per l’élite romana tanto che non vi era personaggio di rilievo che non vi possedesse una villa sfarzosa e piena di oggetti di lusso; il luxus, la voglia di divertirsi a volte in modo esagerato e dissoluto; l’ostentazione di uno stato sociale cui si apparteneva non solo per nascita ma, con l’andare del tempo, soprattutto per le straordinarie — e talvolta improvvise — fortune economiche; il piacere di vivere una vita di otium, di riposo e di vacanza in residenze sontuose che si affacciavano su uno dei più bei panorami del mondo, quello tra Capo Miseno e Punta della Campanella, serviti da schiere di schiavi pronti a soddisfare anche i più strani desideri dei padroni; un’intensa vita culturale e mondana in luoghi magnifici nei quali si potevano incontrare celebri oratori e poeti, filosofi alla moda, personaggi eminenti della politica romana.

LA MOSTRA - La mostra è ststa organizzata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e dal Roemer Museum di Haltern am See con la consulenza scientifica del professor Richter. La mostra ha toccato Brema, Nijmegen, anche se non ci sono accordi definitivi sono interessati ad averla , dopo il rientro a Napoli, alcuni musei giapponesi. Un evento di grande rilevanza scientifica e di respiro internazionale, caratterizzato dalla scelta di sottrarre meno oggetti possibile alle Collezioni del Museo Archeologico di Napoli esposte al pubblico e di far conoscere lo straordinario patrimonio custodito nei depositi.

MATERIALI DAI DEPOSITI - La selezione dei materiali è ricca e ben rappresenta lo straordinario tenore di vita della fortunata elite dei proprietari delle lussuose residenze che si affacciavano sulla costa napoletana. Nessun aspetto della vita che si conduceva nella villa di otium è stato trascurato: dai gioielli in oro che ornavano le matrone e gli uomini alla moda ai cucchiaini e alle coppe d’argento degli eleganti servizi da banchetto; dai bicchieri di vetro decorato e dalle coppe in vetro multicolore, vera ricercatezza per le tavole dei ricchi, al glirarium, il vaso di terracotta in cui veniva messo ad ingrassare il ghiro, prelibata pietanza per le mense più ricercate; dai cofanetti portagioie intarsiati in osso e avorio, agli affreschi che decoravano gli ambienti delle sontuose residenze; dalle statue che ornavano giardini e sale di ricevimento alle armi gladiatorie; dalle tavolette cerate agli eleganti candelabri ageminati in argento e rame che reggevano le lucerne che illuminavano le lunghe notti conviviali; dalla grande cassaforte, vera ostentazione della potenza economica del padrone di casa, al ceppo di ferro al quale di notte venivano assicurati con catene gli schiavi che lavoravano nelle campagne per non farli scappare; dagli stampi per i dolci e i pasticci agli strigili per detergere il sudore dopo il bagno caldo; dal grande bacino in bronzo con la rappresentazione di un’acrobatica scena erotica allo gabellino poggiapiedi in bronzo finemente decorato; dal pettine in osso dipinto con pavoni a oggetti inediti di grande pregio quali il cofanetto portagioie e il disco in osso con scene erotiche da Sant’Arpino. La mostra è stata realizzata interamente dal personale scientifico e tecnico del Museo, che è stato impegnato per quasi un anno nella preparazione dell’iniziativa.

I RESTAURI - Risultati in taluni casi davvero inattesi hanno dato i restauri, durati oltre otto mesi, eseguiti sotto la direzione di Luisa Melillo dal Laboratorio di Conservazione e Restauro del Museo. Il paziente lavoro dei restauratori ha riportato all’antico splendore gli oggetti in bronzo, le cui agemine in argento e rame erano in molti casi non più visibili e, talvolta, addirittura sconosciute; gli splendidi affreschi, patrimonio inestimabile del Museo napoletano; le sculture ercolanesi quali la statua onoraria di Marco Nonio Balbo e la splendida Piccola Ercolanese; le delicate terrecotte con gladiatori e scene di vita quotidiana. Ai lavori di restauro hanno partecipato gli studenti dell’iter archeologico del triennio e del biennio specialistico del corso di laurea in diagnostica e restauro dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, coordinato da Antonio De Simone.

SINERGIA CON L'UNIVERSITA' - Gli studenti, sotto l’attenta guida dei restauratori del Laboratorio, hanno avuto l’opportunità straordinaria di fare esperienza diretta sui materiali antichi e per quelli dell’ultimo anno del biennio specialistico l’oggetto sul quale hanno lavorato è divenuto l’argomento della tesi di laurea. Uno dei pezzi forti della mostra, sicuramente quello di maggiore impatto sui visitatori, è la ricostruzione del celebre caldarium della Villa della Pisanella di Boscoreale, ritenuta forse di proprietà di Lucio Cecilio Giocondo, il famoso banchiere pompeiano. Il caldarium, che occupa una superficie di circa 20 metri quadrati e che costituisce uno degli ambienti termali privati di età romana più completi e meglio conservati, dopo il rinvenimento avvenuto nella seconda metà del XIX secolo fu smontato e trasportato quasi integralmente nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli ove fu ricostruito sotto la direzione scientifica di Amedeo Maiuri nella sezione tecnologica del Museo inaugurata nel 1932. In pratica, però, esso non è stato visitabile che per brevissimo tempo a causa di problemi statici dell’edificio in cui era esposto.

IL CALDARIUM - Il restauro e la ricostruzione, realizzati dal Laboratorio Restauro sotto la direzione di Luisa Melillo e con il coordinamento di Giovanni Cirella, hanno reso nuovamente fruibile uno dei più celebri esempi dell’architettura termale di età romana. Il caldarium è stato completamente smontato in tutte le sue parti, compreso il complesso impianto idraulico in piombo, ed è stato reso facilmente trasportabile e rimontabile in ogni nuova sede espositiva. L’unico cruccio è che una mostra di tale rilevanza ed interesse per il pubblico quale Lusso e decadenza sul Golfo di Napoli in età romana difficilmente sarà visitabile a Napoli considerati gli alti costi di organizzazione che all’estero sono stati coperti da cospicue sponsorizzazioni.
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