Marcello Mottola
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Posted - 09 febbraio 2012 : 19:13:25
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SANTA MARIA CAPUA VETERE - Una ragazzata, un gesto senza alcuna motivazione logica e senza alcuna finalità, come sottolineato a caldo dall'archeologa de La Sapienza Elisabetta Vitale, o una violenta rivalsa camuffata da atto vandalico, nel cui mirino si è voluto colpire il patrimonio storico e archeologico di Santa Maria Capua Vetere?
È accaduto tutto in una notte, quella tra il 23 e 24 gennaio 2012, quando un gruppetto non identificato, approfittando dell’oscurità, è penetrato all’interno del Sito Archeologico dell’Anfiteatro Campano, a Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta (a tal proposito risulteranno utili alle indagini le riprese delle telecamere poste a controllo dell’area, sorvegliata di notte da tre custodi che però non hanno notato nulla) e ha usato un tubo antincendio per colpire ripetutamente alcune tombe di epoca sannitica, databili al IV secolo avanti Cristo, danneggiandone gravemente due.
Paragonabili per importanza storica alle più celebri tombe di Paestum, la più famosa è quella del Tuffatore conservata al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, le tombe sannitiche sono un’eccezionale testimonianza della classe aristocratica campana. Sono dei monumenti funerari in pietra di tufo, detti a semi camera, perché composte da lastroni e da una copertura a spiovente, dipinti all’interno con scene evocative come il ritorno del guerriero. Da qualche decennio erano state sistemate all’interno del recinto archeologico, ai margini del possente Anfiteatro Campano, il secondo anfiteatro più grande dell’Impero romano, reso celebre da Spartaco e dalla scuola gladiatoria di Capua, per abbassarne la soglia di rischio di degrado, ma da indiscrezioni risulta che lo sfregio compiuto a colpi di spranga abbia fatto perdere irreversibilmente gli affreschi che non potranno essere restaurati. Ma ritorniamo alla domanda iniziale che però prevede una premessa sugli autori dello scempio. Se si è trattato di un atto vandalico la responsabilità ricadrebbe sui “soliti ignoti”, fantomatici ragazzacci, annoiati ed in cerca di popolarità -dati i tempi il range sarebbe così vasto che sarebbe più facile cercare un ago in un pagliaio-. Ma se già a caldo l’Assessore alla Cultura Mario Tudisco, sollecito nell’inviare un esposto/denuncia al procuratore della Repubblica Corrado Lembo, ha escluso l’ipotesi di una ragazzata in quanto “per le modalità con cui si è consumato tale scempio si può escludere una bravata, tale gesto deleterio rappresenta un nitido campanello di allarme per chi a cuore la tutela e la salvaguardia dei nostri monumenti!”, forse la soluzione va cercata nei recenti fatti di cronaca. È del novembre 2011 la notizia dell’arresto di 28 esponenti del clan dei casalesi -nonché di un ex consigliere comunale- accusati tra l’altro di commercio clandestino di opere d’arte. E così spunta l’ipotesi, circolata incessantemente tra i blog, che lo sfregio sarebbe un’azione punitiva nei confronti della nuova amministrazione più intransigente nel controllo dei trasporti sul territorio.
Intanto il popolo civile e non violento è sceso subito in campo per manifestare il proprio sdegno per un atto tanto ignobile. Il 4 febbraio 2012 in Piazza Adriano, la piazza antistante l’Anfiteatro, si è svolta la protesta DifendiAMO il passato - L’Università in campo a tutela dei Beni Culturali contro l’atto vandalico fatto ai danni delle tombe sannitiche dell’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, un’iniziativa promossa da un folto gruppo di studenti della facoltà di Lettere e Filosofia di Santa Maria: Margherita Di Niola, Marianna Dubbioso, Benedetta De Rosa, Fabio Di Nozzo Carbone, Gabriele Barone ed i fratelli Oreste e Giusy Miele, desiderosi di dare il loro contributo per la salvaguardia dei Beni Culturali.
http://www.eosarte.eu/?p=17333 di Marcello Mottola
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